Interviste da leggere a cura dell’associazione Bianca Guidetti Serra Alberto Acosta: la maledizione dell’abbondanza La maledizione dell’abbondanza/2
IMPERDIBILE Guida all’autodifesa digitale Edizione italiana della Guide d’autodéfense numerique – http://guide.boum.org Cos’è
Da Patrizia Aldrovandi a Ilaria Cucchi, da Rudra Bianzino a Domenica Ferrulli. Combattono per la verità in casi controversi dove, sul banco degli imputati, siedono poliziotti e carabinieri. Una lotta in cui rabbia e sofferenza si intrecciano senza fine
Pubblico questo contenuto preso da un social perché mi pare interessante. Devo anche dire che purtroppo non si ha più l’impressione che la maggioranza dei rifugisti oggi ragionino e agiscono così. Non più. Ristorantini radical chic da raggiungere magari con una pista forestale così i tripponi granosi possono rotolare dalla macchina al tavolo.
Segnalo questo vecchio contenuto per far conoscere nel suo complesso l’esperienza di paraloup. Un buon esempio, e a differenza di altri è praticabile. http://paraloup.it/scuola-del-ritorno-in-montagna/
cyber cose, link da leggere
Il tempo dell’amnistia sociale di Italo Di Sabato – 8 gennaio 2020
Con il recente arresto di Nicoletta Dosio e il suo rifiuto di richiedere solo per sé la “grazia”, si pone la necessità di aprire all’interno dei movimenti un dibattito per decostruire la cultura legalitaria e panpenalista e costruire una campagna di massa per l’amnistia sociale.
promemo link http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=80056 Terra dei fuochi. D’Anna (Biologi): “Ministro Costa salvi modello bonifica ‘green’ San Giuseppiello di Giugliano in Campania” “Lì, in piena terra dei fuoch su sei ettari di pesche e ciliegi contaminati da sostanze tossiche, a partire dal 2015 è stata attivata un’opera di bonifica rivoluzionaria. Il Ministero non ha ancora individuato né […]
Il criceto umanista gira a vuoto e senza memoria: ogni volta si riparte dal punto zero. Iraq, Serbia, Kosovo, Afghanistan, ancora Iraq, e poi Libia, Siria, Venezuela…“Soleimani non è il nostro eroe”, così come non era il nostro eroe Milosevic o Saddam o Gheddafi o Assad o Chavez o Maduro. O i mille altri leader e popoli bombardati ed espropriati di una qualsivoglia sovranità che non fosse quella decisa e imposta dalla Nato, e dagli Usa in particolare. Capovolgendo ragionamenti e realtà dei fatti, l’onere della prova non spetta alla mano assassina ma al morto: non “perché è stato ucciso”, ma perché non meritava di morire? Il problema non sono più dunque le politiche imperialiste occidentali, l’ingerenza militare esterna, con i suoi agenti di prossimità manovrati da referenti vieppiù radicali e radicati (Usa, Nato, sauditi, israeliani, Isis…), ma gli Stati, i governi e i popoli che, resistendo a questa ingerenza, lo fanno seguendo politiche indigeste ai dipartimenti universitari occidentali, laddove prospera la monocultura liberale-radicale. E dunque Soleimani – inteso come sineddoche dei mille Soleimani del mondo che si oppongono all’imperialismo occidentale – “non era certo un compagno”, quindi si meritava di morire. È una guerra tra pari, tra soggetti di pari valore reazionario: poco deve interessarci anzi: né con gli Usa né con l’Iran, motto che riecheggia sinistri presagi di ignavia.